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ORARIO APERTURA NEGOZIO/MUSEO

9,00 - 13,00

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66100 Chieti 

Viale G. Amendola, 68

Tel. 0871 41567

e-mail: 

barattucci1858@gmail.com

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V.le Amendola,68

​66100 CHIETI (Ch)

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LIQUORE CORFINIO  

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Il nostro museo:

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L'ALCHIMISTA GIULIO BARATTUCCI La storia richiamata dal titolo non riguarda la leggendaria e segreta capacità degli scienziati alchemici di trasmutare il piombo in oro ma qualcosa di reale, in grado di generare, ancora a distanza di più di un secolo e mezzo, un prodotto dall'aureo colore.

Non parliamo di monili preziosi o oggettistica d'oro ma di un da liquore composto molteplici erbe officinali, ben 42 di diversa specie, la cui formula che si tramanda da varie generazioni della famiglia Barattucci rimanendone immutata nel tempo, è il segreto che ne garantisce l'autenticità e l'originalità di un distillato odoroso d'altri tempi. Il Corfinio. Il mito del Corfinio non è solo il acconto di un liquore e di chi seppe realizzarlo ma è anche il romanzo di una intera famiglia, i Barattucci e pure la storia di un territorio che vede la città di Chieti come nucleo della vicenda.


 

La storia risale al tempo del Regno di Napoli quando a Guilmi, paese dell'Abruzzo Citeriore (provincia di Chieti), in casa Barattucci, una famiglia di origine campana proveniente da Teano, il 4 marzo 1834 nasce un bambino a cui viene imposto il nome di Giona. Già all'età di diciannove anni, il giovane decide che il suo futuro non può svilupparsi nella piccola cittadina dell'entroterra vastese, dove apprende i primi rudimenti dell'arte pasticcerae perciò decide di trasferirsi nel capoluogo. 

A Chieti trova occupazione come pasticciere e barista ma avrà anche l'opportunità di approfondire quella che è la sua vera passione, l'erboristeria e nel 1858 nasce ufficialmente il protagonista di questa storia, ossia quel liquore d'erbe, aromatizzato dallo zafferano da cui il composto assume il caratteristico colore.


 


 

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Alla vigilia dell'impresa garibaldina, che poi segnerà un nuovo assetto statale, Barattucci sposa Anna Santarelli, dalla cui unione nasceranno sette figli a cui verranno curiosamente dati nomi che iniziano con la lettera A per i maschi (Alfredo, Adriano, Aristide ed Alceo) e con la lettera E per le femmine (Elvira, Esterina ed Ersilia). Dopo undici anni di matrimonio, la moglie Anna, viene a mancare a soli 32 anni ma Giulio si risposa, stavolta con la ventiquattrenne Elisabetta Di Tommaso (probabilmente l'avrà scelta per l'iniziale del nome), dalla cui unione nasceranno altri sette figli: Alfeo, Aterno, Alcide, Alcibiade ed Amiterno, tutti maschi ma l'hanno successivo finalmente arriva una femminuccia che sarà chiamata Ester, mentre 'ultimogenito nasce quando Giulio è alle soglie dei cinquant'anni e verrà chiamato con un nome "normale", quanto inusuale per la famiglia, ossia Paolo e la prassi della lettera A viene cosi interrotta (evidentemente il papà aveva esaurito i nomi). Quella dei nomi è una fissazione che probabilmente nasce fin da ragazzino quando Giona non sarà più tale ma diventerà Giulio, al punto che per tutta la sua vita lo stesso si firmerà su tutti gli atti ufficiali come Giulio Barattucci.


 

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Qualcuno, in verità ha adombrato il sospetto che lo stesso sia stato registrato all'anagrafe di Guilmi con i due nomi (Giona e Giulio), ma l'atto di nascita reca inequivocabilmente il solo nome di battesimo di Giona. A Chieti Giulio riesce ad aprire la sua prima distilleria, che sposterà spesso all'interno della città teatina,

dapprima nei pressi del rione Civitella, poco oltre Porta Napoli, poi lungo il Corso e l'ultima, grazie anche ai figli, nella zona della caserma Berardi.

Nel corso degli anni verranno aperte altre distillerie a Pescara e a Napoli. In verità, la decisione di aprire a Pescara trae spunto dalla necessità di limitare il negativo impatto fiscale che il comune di Chieti aveva deciso di adottare ccoo n un'addizionale daziaria particolarmente onerosa e più alta rispetto alla città

adriatica. 


 

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Per Napoli invece il discorso è diverso, in quanto alla morte di Giulio, i soli figli maschi erediteranno la formula segreta del Corfinio ma tale privilegio viene eccezionalmente esteso anche alla figlia Ersilia che, sposatasi, si è trasferita a Napoli dove, insieme al marito Michele Rosica, aprirà una distilleria nella centralissima via Toledo a cui verrà annesso un elegante caffè letterario, meta di artisti ed intellettuali e che in breve tempo sarà ribattezzato la bomboniera di Toledo. Un altro figlio, Adriano, emigrato in Argentina aprirà a Buenos Aires la confetteria/pasticceria La Teatina dove è possibile degustare il liquore importato direttamente da Chieti. Al contempo Barattucci apre diversi caffè nelle citate città ed anche a Roma. In uno di questi caffè, ubicato lungo il Corso Marrucino, che all'epoca si chiamava Corso Galiani, si recano spesso alcuni giovani artisti che presto diventeranno famosi, come Francesco Paolo Michetti, Costantino Barbella e Fedele Cappelletti. 


 

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L'impatto che sfocerà presto in sincera amicizia di Giulio Baratucci con questi allievi dell'arte, che stanno studiando a Chieti sotto la sapiente guida del maestro Francesco Paolo Marchiani, sarà favorevolmente determinante. 

I tre giovani consigliano Barattucci di dare un valore aggiunto al SUo Corfinio, proponendogli di imbottigliare il liquore in anfore di ceramica, vagamente ellenico-etrusche, realizzate dallo scultore Barbella e dal ceramista Cappelletti ed impreziosite dai disegni del pittore Michetti. I| Corfinio non è più un anonimo liquore ma un'opera d'arte, dentro e fuori!

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Forse non tutti sanno che quello che è noto cenacolo francavillese di Francesco Paolo Michetti, nasce anni addietro proprio a Chieti dove, nel penultimo decennio dell'800, gli artisti si davano convegno da Giulio Barattucci. In casa Barattucci infatti, erano soliti ritrovarsi all'epoca Costantino Barbella, Gabriele D'Annunzio, Giuseppe Mezzanotte ed appunto Francesco Paolo Michetti; quest'ultimo, nato a Tocco Casauria, in quegli anni abitava proprio a Chieti dove la famiglia si era trasferita, dopo la morte del padre ed in seguito alle seconde nozze della madre. Quando I'allegra comitiva artistica si riuniva in casa Barattucci, Michetti spesso S estraniava dalla discussione perché intento ad eseguire le caricature dei presenti, mentre Costantino Barbella si divertiva con la creta a modellare le facce espressivamente inconsuete degli stessi.  

Una volta ottenuta una piena autonomia, anche economica, Michetti si trasferisce definitivamente a Francavilla, dove fino ad allora vi si recava con la famiglia per le vacanze estive e i acquista un convento dove crea stabilmente il cenacolo artistico michettiano allargato a Scarfoglio, Tosti, Cascella e Serao ed in cui D'Annunzio verrà ispirato per realizzare diversi suoi famosi componimenti.

In viale Nettuno a Francavilla Barattucci installerà un nuovo caffè, anche perché all'uopo sollecitato dai membri del Cenacolo. Proprio D'Annunzio, suggerisce per il Corfinio l'appellativo di forte e gentile, a dimostrarne il carattere gagliardo e gradevole di questo liquore, ad immagine e somiglianza dell'indole abruzzese. Cotanta piacevole, artistica e illuminata conoscenza gioverà a Giulio Barattucci, per sollecitare la sua ingegnosa mente, soprattutto nel modo di promuovere il proprio liquore. Da qui la decisione di partecipare a fiere ed esposizioni internazionali (Parigi, Londra, Vienna, Bruxelles, Milano, Torino, Napoli, Bari, Bologna) ma la notorietà fuori regione arriva con l'indiretta pubblicità fornitagli da Vittorio Emanuele II, quando la distilleria Barattucci diventerà fornitrice ufficiale della Real Casa, con la prerogativa di utilizzare il fregio reale nelle sue insegne commerciali.  

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L'inventiva di Giulio Barattucci, ereditata poi dai figli, porta lo stesso a sviluppare nuovi linguaggi di réclame, forte dell'assioma che vuole la pubblicità essere l'anima del commercio.

Si vedono cosi per la prima volta circolare per la Si vedono così per la prima volta circolare per le vie di Chieti, gli uomini sandwich ed anche per la cartellonistica e i manifesti pubblicitari, Barattucci escogita nuove geniali trovate: dopo aver affidato ad artisti i disegni riprodotti sui manifesti, Giulio si preoccupa anche della tecnica di affissione, utilizzando generosamente gli spazi affidati agli attacchini a cui viene chiesto di ingrandire la visuale ai potenziali consumatori, mediante l'affissione di quattro manifesti, anziché uno, disposti in modo da formare un riquadro più grande ma la genialità sta nella modalità di esposizione in quanto tre manifesti su quattro sono attaccati sulla parete a rovescio mentre solo uno è in posizione corretta per essere facilmente letto dagli incuriositi passanti. L'estroso modo di affissione è un irresistibile richiamo a La storia di Chieti non può non intrecciarsi con il Corfinio, visto che questo liquore spesso è stato il mezzo per parlare della maestria teatina nel mondo, in un'epoca in cui Chieti era considerata una città di assoluta rilevanza nel panorama nazionale. 


 


 

Tutti i re d'Italia hanno visitato Chieti ed in ogni occasione i pranzi e le cene che avevano i reali quali ospiti d'onore, terminavano con il bicchiere del'odoroso Tutti i re d'Italia hanno visitato Chieti ed in ogni occasione i pranzi e le cene che avevano i reali quali ospiti d'onore, terminavano con il bicchiere del'odoroso aureo liquore teatino. Chieti all'epoca possedeva la vera prerogativa di una città capoluogo visto che lo stesso Giulio, per far fortuna decise di cercarla proprio nella città teatina, in cui il giovane Barattucci riuscirà anche ad intessere importanti e proficue conoscenze ed amicizie che gli hanno reso il prestigio che lo stesso si è ampiamente meritato. Insomma quello tra Chieti e Barattucci è stato un connubio ben riuscito, in cui le due anime si sono tanto compenetrate, al punto da riceverne reciproci benefici.

Negli anni '20 la famiglia Barattucci decide di trasferire la distilleria nei nuovi Magazzini Generali di Chieti, adiacenti IIstituto Tecnico Industriale ma nell'estate del 1925 l'opificio va a fuoco bruciando per tre giorni e tre notti e, dire che il giorno successivo al disastro, di cui verrà accertata la natura dolosa, doveva essere stipulata una polizza d'assicurazione contro il rischio di incendio. I Barattucci non si perdono d'animo e decidono di ricostruire la distileria li vicino, nei pressi della chiesa del Sacro Cuore, ma negli anni '80 il liquorificio verrà demolito per realizzare un palazzo di residenza condominiale. 


 


 

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Chieti perde cosi la prima distilleriad'Abruzzo (a cui era stata assegnata la licenza UTIF n.ro 1) e, da allora, pur se il liquore viene prodotto in una località del chietino, la sede dell'azienda è rimasta a Chieti a rafforzare quel legame con la città di una eccellenza tipicamente teatina. Oggi l'ultimo erede di casa Barattucci è Fausto Napoli Barattucci, figlio di Anna Barattucci, che ha assunto l'onere/onore di portare avanti la tradizione di questa azienda che è un vero romanzo storico che perdura da più di un secolo e mezzo. Lo stesso ha inteso

aprire un interessantissimo museo dove sono riposte memorie preziose delle distillerie e dei caffè Barattucci che, dalle anfore agli antichi alambicchi, dalle insegne Liberty alle ceramiche, dai manifesti ai gadget dell>'epoca, raccontano la storia di un'azienda, di una famiglia ed anche di una città, riportandoci

indietro nel tempo in un'epoca in cui Chieti probabilmente conobbe il periodo del suo massimo splendore.


 

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